Terapia cognitiva e comportamentale – FAQ

 

1) Per chi è adatta?
La PCC è fondamentalmente adatta a chiunque possa necessitare di una psicoterapia in generale. Età e sesso non sono assolutamente determinanti e sono esclusi forse soltanto i bambini troppo piccoli. E’ certamente utile che il paziente possieda una certa motivazione, poiché se egli si aspetta risposte magiche o miracolose o pretende che tutto il lavoro venga fatto dal terapeuta, resterà sicuramente deluso da questo approccio.

2) Per quali disturbi è indicata?
La PCC ha storicamente le sue maggiori applicazioni nel trattamento della depressione, dei disturbi d’ansia, delle varie forme di fobie e in parte dei disturbi ossessivi compulsivi. Poi lo sviluppo delle teorie e il conseguente sviluppo di nuovi strumenti terapeutici ha permesso di affrontare efficacemente anche i disordini del comportamento alimentare come l’anoressia o la bulimia, i disturbi sessuali e i disturbi di personalità.

3) Quanto dura?
La PCC ha sempre presentato due aspetti caratteristici:
– la tendenza a lavorare su un problema definito;
– la relativa brevità.
Il primo aspetto è riferito al fatto che il terapeuta ed il paziente insieme evidenziano un problema e si concentrano su questo alla ricerca di una soluzione. Una volta trovata e consolidata essa, si può decidere di far terminare la terapia o di lavorare su un altro problema. Il secondo aspetto è collegato al primo. La durata è chiaramente determinata da diversi fattori (la gravità del problema, la motivazione del paziente, lo stabilirsi di una buona relazione terapeutica, ecc.), ma generalmente il periodo di trattamento è costituito da 20/40 sedute.

4) Con che frequenza è necessario vedere il terapeuta?
La risposta a questa domanda dipende dalle necessità individuali e dal modo in cui il terapeuta è solito lavorare. Generalmente, comunque, è lecito aspettarsi di iniziare il trattamento con una seduta a settimana per poi eventualmente diradarle nell’ultima fase della terapia. In pochi e particolari casi, solitamente in fase di crisi, è possibile iniziare con due o più sedute settimanali fino a che le condizioni del paziente non si stabilizzano ed è possibile ridurre a cadenza settimanale.

 

5) Come è considerato l’uso degli psicofarmaci?
Gli psicoterapeuti cognitivo-comportamentali sono spesso favorevoli all’uso integrato di farmaci e psicoterapia. Per alcune persone può essere necessario ottenere una parziale riduzione dei sintomi mediante farmaci prima di impostare una psicoterapia efficace; per altre, soprattutto nei casi più gravi, è consigliabile mantenere affiancate le due forme di terapia, avendo la ricerca ampiamente dimostrato la migliore efficacia dei trattamenti combinati, rispetto ad entrambi i trattamenti da soli. Quando è possibile, tuttavia, si preferisce provare con la sola psicoterapia prima di prescrivere medicine, per diversi motivi. In ogni caso è stato dimostrato che la PCC è efficace almeno quanto tali farmaci, ma estremamente più efficace nel prevenire le ricadute, assai frequenti dopo la sospensione di un trattamento farmacologico.

6) In che modo vengono valutati i pazienti?
La terapia cognitivo-comportamentale inizia con una fase di valutazione occupa, in genere, due o più sessioni. Il terapeuta, probabilmente, richiederà anche la compilazione di una serie di questionari auto-redatti per rilevare la gamma dei possibili sintomi e problemi. Il terapeuta analizzerà le varie situazioni e tipi di relazioni che possono causare difficoltà al paziente. Lo scopo complessivo di tale valutazione è quello di raccogliere una quantità sufficiente di informazioni in modo tale da comprendere il tipo di problemi che il paziente ha (o non ha) ed il loro grado di rilevanza, per formulare un piano di trattamento adeguato.

7) Come sono impostate le sedute?
La terapia cognitiva cerca di lavorare in maniera efficiente durante i 50/60 minuti di seduta. Diversamente da altre modalità non strutturate, il paziente ed il terapeuta seguono generalmente un piano di lavoro per ogni seduta. Tale piano può includere osservazioni, commenti e prescrizioni sull’esperienza relativa alla seduta precedente, sul lavoro a casa, su uno o due problematiche del momento, su ciò che si è rilevato nella seduta, sul lavoro a casa relativo alla seduta successiva. Lo scopo è quello di provare ed imparare a risolvere problemi, non semplicemente di lamentarsene.

8) È previsto del lavoro da fare a casa fra le sedute?
Se vi affidate ad un istruttore personale in un centro di fitness, vi aspettate di ricevere istruzioni su come esercitarsi in assenza dell’istruttore. La stessa cosa vale per la terapia cognitivo-comportamentale. Quello che viene appreso in terapia è anche ciò che viene praticato al di fuori di essa. Vi sono ricerche che dimostrano come pazienti che svolgono compiti a casa migliorano prima e stanno meglio più a lungo. Il lavoro a casa può includere prendere nota dei propri stati d’animo, pensieri e comportamenti, pianificare le attività, riconoscere i pensieri negativi, raccogliere informazioni, modificare il modo di comunicare con gli altri, ed altri compiti del genere.

 

https://www.ipsico.it/psicoterapia-cognitivo-comportamentale-faq/

 

Per bambini e ragazzi:

malesseri, emozioni e il lavoro dello psicologo

guarda su youtube

"Guarda"

Piattaforma didattica

di potenziamento psico-didattico

"AttivaMente"

Percorsi formativi personalizzati per il recupero e il potenziamento 

"Accedi"

 Mindfulness

Salute e benessere

 "Leggi"

 

Psicoterapia

on-line

 "Leggi"

Slide Show immagini studio

Area accoglienza
Spazio riservato alla terapia Bambini
Area dedicata alla Terapia - Adulti/Adolescenti

20 frasi di autori celebri

15.jpg

Istituto A. T. Beck - sito di riferimento della terapia cognitivo- comportamentale